sabato 31 maggio 2008

quintilio era un ragazzo alla moda

quintilio era un ragazzo alla moda a dispetto del suo nome.
indossava jeans costosi, camice di buon taglio e spesso occhiali a goccia, camminava spenzolando braccia e gambe corte con boria, sfrontatezza. si mostrava come un james dean poco slanciato, come un bello e dannato ma bassino.
le volte che mi capitava di incontrarlo, senza ancora conoscerlo, era in compagnia di una bella donna oppure al centro di interesse della cerchia di amici al bar.
beveva molto, mi sembrava.
quando lo conobbi davvero, mi feci sorprendere invece dalla sua anomala e morbosa insicurezza . lui non la negò, aveva bisogno di parlarne: mi confidò che attraversava un periodo di crisi, con gli amici, perchè quei fessi si erano tutti sposati, con le donne, cui non riusciva nemmeno ad avvicinarsi, e con il lavoro che proprio non andava bene e la sua società era sempre in perdita. In più beveva molto, non riusciva a fare a meno di nessuno degli alcolici in vetrina al bar, ed aveva una passione eccessiva e dissennata per la birra heineken.
io ero giovane e non sapevo proprio come consigliarlo, quello che potevo dirgli e gli dicevo era vai da uno psicologo, mi informo per uno bravo.
la notte che toccò il fondo avevo timore che non smettesse mai piu di piangere e così anna che aveva la malasorte di trovarsi con noi gli propose di uscire tutti insieme l'indomani sera che lei avrebbe portato un amica. quintilio provò a dire di no perchè si vergognava e perchè forse stava diventando gay, ma anna non si arrese e vinse. saremmo usciti l'indomani sera.
Qualche dubbio sulle possibilità di riuscita della serata l'avevo anch'io , rimasto solo con anna le chiesi sei sicura? lei rispose non preoccuparti la mia amica è una facile.
vabbè. Dormii tranquillo.
Ci incontrammo per l'aperitivo in un bar pessimo e rumoroso per far sentire quintilio a suo agio e per complicare il dialogo tra lui e la ragazza facile. sembrava che i due si guardassero con voluttà bevendo il campari, sembrava andasse tutto bene.
le due donne poi andarono in bagno e, quando tornarono, ci dirigemmo sereni a cena.
anna durante il tragitto mi confidò in segreto che alla sua amica quintilio era piaciuto molto, lo trovava affascinante anche se un po basso.
E così arrivammo a cena con i migliori auspici. stava davvero andando tutto bene.
Seduti al ristorante indugiammo sui menù piu tempo del necessario ogniuno cercando una frase per rompere il ghiaccio, non c'era piu il rumore amico del bar.
Finalmente la ragazza facile trovò il coraggio, chiese a quintilio che lavoro fai?
lui rispose io monto i capannoni
Serata finita.

venerdì 30 maggio 2008

metodo Stanislavskij-Strasberg

Elia Kazan, opinioni politiche a parte, è stato uno dei grandi registi hollywoodiani.
Nel 1948 fondò, insieme a Lee Strasberg, l' "Actors Studio Drama School" di New York.
Studiò e perfezionò il metodo Stanislavskij.

Questo è il lavoro che propinava ai suoi attori per lo studio e l'approfondimento del personaggio. Naturalmente seguendo alla lettera il metodo Stanislavskij-Strasberg.

  • Qual'è il tema?
  • Come ogni scena concorre al tutto?
  • Riscrivere tutto quello che ti è successo, sopratutto quello che ti è successo prima dell'entrata in scena
  • Inserire ciò che il testo non ti dice
  • Scrivere un diario delle 40 ore che precedono l'entrata in scena
  • Cosa vuole il tuo personaggio per cambiare la sua vita?
  • Cosa fa per avere quello che vuole?
  • Quali ostacoli ci sono davanti a te?
  • Cosa fai per superare questi ostacoli?
  • Cosa faresti se questa scena non ci fosse?
  • Che attività fisica?
  • Quali sensazioni hai bisogno di ricreare? (caldo, freddo etc.)
  • Cosa vuoi in questa scena?
  • Chi sei e com'è il tuo rapporto con gli altri in scena?
  • Perchè sei in quel luogo, con quelle persone e fai quella cosa?
  • Quali sono le circostanze date?
  • Qual'era la scena precedente?
  • Cosa deve succederti per capire bene il personaggio?

Di Elia Kazan consiglio, tra gli altri, i film: "Gli ultimi fuochi", "La valle dell'Eden", "Viva Zapata!", "Un tram chiamato desiderio", "Fronte del porto"

Per approfondire "il metodo" si può leggere "Il lavoro dell'attore su se stesso" e lo straordinario "Il lavoro dell'attore sul personaggio" di Constantin Stanislavskij.

mercoledì 28 maggio 2008

una mattina

una mattina
al di là
della notte bianca
all'improvviso
la rivelazione:
non mi manca.
non mi serve.
perchè aspettare?
cosa sperare?
non si può smettere
fermarsi sul colpo
dopo aver spinto
rischiando
per anni.
una brusca frenata
ha bisogno
del suo spazio.
cosa c'è da riflettere
ancora
cosa c'è da pensare
ancora.
tutto quello che è stato
vale quanto
lo schifo della fine
della sua fine.
la pazzia che pervade
è insensata
proprio quanto
ci sembra abbia senso.
c'è troppo sole.

lunedì 26 maggio 2008

a Paolo Rossi

a Paolo Rossi.

Ogni finale di ogni tuo spettacolo la stessa storia: cambi registro vocale, ti fai serio e spari la bomba emotiva.

ormai lo so.

eppure ogni volta mi freghi, esco dal teatro commosso.

questo è uno dei finali più intensi (tra l'altro è il finale straordinario di uno spettacolo perfetto, "il signor Rossi e la costituzione", che consiglio di vedere per intero)

un ottimo attore.

complimenti.

giovedì 22 maggio 2008

una notte di rum e cola e un incontro inaspettato

un messaggio:
"auguri passati, mi sono scordato del 17..del resto è sempre stato così.."
già, è sempre stato così, non ci siamo mai ricordati.
tant'è vero che il 17 non è il mio compleanno. nemmeno il mio onomastico.
rido da tre ore ormai.
Non ci siamo mai scambiati gesti d'amicizia, siamo stati amici.
Probabilmente di dimostrarcelo non ne abbiamo mai avuto bisogno.

Una notte di rum e cola e un incontro inaspettato mi portano qui, seduto a scrivere ciò che sto scrivendo, ad essere quello che sono.
Quell'incontro in quella notte al sapore di rum è il principio di una lunga catena causa-effetto.
perchè secondo come si agisce così si diventa, dice il karma.
di quella notte ricordo poco, causa il rum e cola e perchè sono passati dieci anni e ci sono altre notti e anche altri giorni da ricordare.
ci sono quelle notti con bologna che splendeva, e muoversi in quello scenario era poesia. le notti in cui il bar paris era affollato, e oreste a riempirci il bicchiere non ci dava tempo di bere. notti in cui ci si sentiva belli e invincibili e conquistare le ragazze era un gioco facile facile, come bere il red chop. la notte del concerto entusiasmante sudati e stanchi , la notte a tornare a casa a piedi, a tornare a casa con armadio e comodino, a tornare a casa non si sa come. le notti senza elettricità con le candele, le notti passate a chiacchierare.
ci sono pure notti andate a puttane, la disperazione nelle vene, di apparizioni di fantasmi o streghe, e notti rabbiose ad insultare il mondo. notti da dimenticare.
Poi ci sono i giorni, uggiosi, della televisione con solo tre canali, delle sfide al videogame.
i giorni d'estate al gusto di ghiaccioli artigianali, di ventilatori accesi sulla noia, di bottiglie d'aqua pagate due euro perchè di domenica i supermarket a bologna sono chiusi.
giorni con niente da fare, di discorsi intelligenti e scempiaggini, quei giorni con maurizio che rolla le risate e la fame, i pranzi abbondanti della domenica per sentirsi a casa.
ma anche giorni d'umore nero, di speranze disilluse,di amarezze e angosce che meno male si era in due.

lunedì 19 maggio 2008

il pianista era invadente

il pianista era invadente
e fuoritempo
non avevo scampo.
bevevo vino poco invecchiato
per ubriacare il disagio
per trovare rifugio.
la cantante sovrappeso mi guardava
sembrava sedotta
abusava dei vibrati mi innervosiva
ma era procace si mostrava ghiotta
progettai di affrontarla
sfidai i suoi sguardi
ero in vena di abbordi.
mi lanciai ad inseguirla
in una pausa dello show molesto
deciso a ottererla
in qualsiasi modo poco casto
le porsi il vino
e brindai al suo seno
che sfiorai con la mano
quando non guardava nessuno
lei volle ricambiare
riempi il mio e il suo bicchiere
prese un lungo sorso
mi segnò il collo con un morso
non mi eccitò la sua vena sadica
pure se impudica,
la presi per i capelli
e le restituii il dolore
ma cominciò ad urlare
così agguantai il microfono
glie lo cacciai in bocca.
ma era ancora acceso.

domenica 18 maggio 2008

UN CARUSO SENZA NOME di Luca Vullo

"Un povero caruso morto all'età di 10 anni in una miniera di zolfo di Caltanissetta, torna per qualche minuto per ricordarci di non dimenticare quello che succedeva non molti anni fa nel nostro paese."

Navigando su youtube mi imbatto in questo film.

La cattiva risoluzione del video non altera la potenza delle immagini e della splendida poesia.

Toccante. Complimenti.

sabato 17 maggio 2008

alex ha vent'anni


alex ha vent'anni e gioca al pallone. vuole il numero dieci.
è un romantico.
alex è un numero dieci un fantasista.
conosce silvia in una pessima chat.
non ha la fidanzata alex non ha mai voluto distrazioni
lui è un numero dieci e ne sente la responsabilità.
eppure silvia decide di conoscerla. silvia lo intriga.
silvia ha quarantasei anni.
è divorziata.
si incontrano.si chiudono in casa.fanno sesso.
alex è un numero dieci un fantasista ma silvia in questo gioco è piu brava sa come sorprenderlo. trovano un intesa ma alex ha sudato e faticato piu che sul campo di calcio. ha dovuto imparare in fretta.
cosa farci con la crema nivea per esempio perche alex è un numero dieci un fantasista ma non lo immaginava proprio.
come trattenere o scegliere bene le parole all'apogeo dell'amplesso per esempio perche lei le avrebbe ricordate.
alex è pensieroso preoccupato perchè silvia è invadente lo chiama tutti i giorni ha le sue armi per non farsi dimenticare. le ha affinate ormai col tempo perchè ha avuto altri amanti di vent'anni con cui esercitarsi ma alex non vuole essere preda lui è un numero dieci un fantasista non può farsi ingabbiare.
vorrebbe scappare ora alex scomparire non vederla piu ma silvia è dominante è la dea diana tardona è facile per lei averlo ai suoi piedi allo scoccare di dita.
ha spento il telefono alex cambiato numero non sente silvia da quando lei gli disse ti amo e lui rispose che cazzo dici come ti viene in mente non dire piu queste idiozie.
silvia ricorda le scopate ricorda le parole di alex nella foga di darle piacere e prenderne. una dopo l'altra tutte come un elenco. alex le aveva riascoltate e ricordate. si da dello scemo ma è dalla sua parte perchè si dicono sciocchezze in quei momenti non si puo prenderle sul serio.
alex riconosce fuori dalla porta del suo bar una fisionomia familiare. subito pensa a sua madre che forse lo sta cercando ed esce fuori per andarle incontro. è silvia con addosso una pelliccia che deve aver aiutato l'estinzione dell'animale con cui è fatta. alex è un numero dieci un fantasista ma non sa cosa inventarsi questa volta.
alex e silvia sono sposati.
silvia fa la casalinga e spesso entra in pessime chat.
alex lavora e gioca al pallone.
perchè lui è un numero dieci un fantasista
e ne sente la responsabilità.

venerdì 16 maggio 2008

trattamento al soggetto

la tarda mattinata, il sole orizzontale alla finestra aperta, nessuna lettera sotto la porta, già una brutta notizia,
eco di tacchi nel corridoio stretto, viva l'italia e canta anche il cane del vicino, freddo in mutande, dove cazzo vanno a quest'ora tutti, l'alito che puzza di vino
tenere una porta aperta, un pensiero che accende il dispiacere, la storia è già chiusa,
la scarpa sparita e quel cane prima o poi, la fame rinviata
all'ora di mangiare, le scale da scendere una volta tanto, il solito appuntamento, la tavola rotonda,
il rimprovero e l'umiliazione, dimostrare chi comanda,
gli spaghetti o la verdura, il telegiornale e il giornale sulla televisione,
la copia di qualcuno, le espressioni finte, il duro lavoro, l'introspezione,
i tanti impegni, la giornata vuota, gli amici di sempre, le amicizie degne di nota, i rapporti mai evoluti, l'acqua, e il vino basta per un po, le promesse disattese, sempre le stesse cose, l'africano e i campi rom, il governo in allarme,
la gente nelle piazze, la coscienza che dorme, freud, edipo, shakespeare a memoria, il teatro ucciso, il pubblico pagante, gli applausi e la gloria,
i tanti impegni, la giornata uggiosa, il talento sprecato, la solitudine e si fa sera
il caffè delle cinque, la sigaretta che non ho fumato, la testa che gira, la camminata al bar, le stesse case e la stessa scuola, lo stesso scenario, la replica del film, uno scenografo svogliato,
i cantautori, Einaudi al pianoforte, i modena city ramblers, la locomotiva, capire Battiato, la cena senza fame, i personaggi di de carlo, uccelli da gabbia e da voliera, la televisione snobbata, e sai che sovversivo, ancora la notte prima, ancora la fatica a chiudere quella dannata porta, sbattendola l'ultima volta che me ne andai devo averla rotta.